Una rete di interazioni metaboliche ci permette di descrivere la cellula: il genoma, l’insieme dei geni di una cellula o di un organismo, il trascrittoma, l’insieme dei trascritti di RNA di una cellula, e il proteoma, l’insieme delle proteine.
Nella cellula tutto è pronto per dare il via ai processi metabolici, dai più semplici ai più complessi, da quelli comuni a tutte le cellule a quelli specifici per ciascun tipo cellulare.
Sono proprio i metaboliti prodotti, sia quelli finali, sia quelli che costituiscono le tappe intermedie dei pathway metabolici, a dare alle cellule una firma biochimica unica, traccia eloquente dei processi in esse avvenuti.
Fu Roger Williams nel 1940 il primo ad introdurre il concettodi profilo metabolico, in inglese metabolic fingerprint, come elemento caratteristico di ogni individuo: da qui il termine Metabolomica, per descrivere la disciplina scientifica che si occupa di identificare i metaboliti che caratterizzano i singoli processi biologici cellulari.
La metabolomica si occupa proprio dello studio di queste tracce, lo studio sistematico delle “impronte biochimiche” lasciate dai processi metabolici intracellulari e costituite dai metaboliti stessi. L’insieme dei metaboliti, le piccole molecole presenti in una cellula (o per esteso, in un tessuto, organo od organismo), è chiamato metaboloma.
Possiamo paragonare la metabolomica anche a un’istantanea della cellula che ci dice cosa essa sta facendo, in quale fase del ciclo cellulare si trova, se sta affrontando una situazione di stress o se sta svolgendo il suo ruolo fisiologico indisturbata.
Oggi la metabolomica è considerata come il metodo più rappresentativo per valutare lo stato della nostra salute.
La quantificazione dei metaboliti ci dà un quadro oggettivo del metabolismo e ci permette di ripristinare la normale funzionalità fisiologica attraverso la dieta e l’integrazione specifica.
Le analisi metabolomiche non solo permettono di identificare i cambiamenti biochimici,anche precoci, associati all’uso di farmaci o all’esposizione ad inquinanti, ma anche quelli che sono spia di situazioni patologiche ancora asintomatiche. Anche l’insorgere di una patologia neoplastica, perfino nelle fasi iniziali di latenza clinica, si associa ad alterazioni del metaboloma che potrebbero essere utilizzate ai fini della diagnosi precoce. Lo stesso vale per le dislipidemie e le malattie cardiovascolari, negli stadi che precedono l’evidenza della sintomatologia, per non parlare delle malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e SLA, in cui la diagnosi è molto spesso tardiva. In ultimo, ma non per questo meno importante, le patologie a carico dell’apparato digerente, collegate alla compromissione dell’ecosistema intestinale, ovvero del microbiota.
Il microbiota intestinale, infatti, influenza l’omeostasi, ovvero l’equilibrio dell’ospite, svolgendo numerose funzioni metaboliche grazie alla sua capacità di produrre e regolare una moltitudine di sostanze che raggiungono la circolazione sistemica ed influenzano l’attività degli organi distali e dell’intero organismo.
I batteri intestinali modellano la barriera dell’intestino rafforzandola e influenzano il sistema immunitario, affinché non lasci passare all’interno dell’organismo antigeni, tossine o microbi potenzialmente pericolosi per la salute, ma solo nutrienti necessari per il corretto funzionamento dell’organismo. Il microbiota modula le risposte infiammatorie, in maniera tale che nulla di indesiderato e svantaggioso invada il circolo sanguigno.
Un aiuto alla comunità ecologica di commensali che vive nel nostro intestino è dato sicuramente dall’assunzione di pre -probiotici (i simbiotici), postbiotici, ma anche e soprattutto dalla glutammina, un aminoacido di grande importanza, presente nelle proteine di tutti gli esseri viventi.
È l’aminoacido più abbondante nel corpo: si trova nei muscoli e nello scheletro umano; i principali organi che lo utilizzano sono i muscoli, i reni, il fegato e l’intestino tenue; è inoltre il carburante indispensabile per la respirazione cellulare di enterociti, colonociti e linfociti.
La glutammina volge un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’integrità dell’apparato gastrointestinale, in particolare del colon. Soprattutto in corso di processi catabolici, ad esempio stress metabolici, la mucosa intestinale può essere compromessa e diventare maggiormente permeabile a batteri potenzialmente patogeni e ad altre sostanze dannose.
Sono sempre più numerose le persone che soffrono di Sindrome dell’Intestino Gocciolante (Leaky Gut Syndrome), un disturbo al quale la ricerca medica sta dedicando molta attenzione e che sembrerebbe essere la causa di molte altre malattie autoimmuni quali: Tiroidite di Hashimoto, artrite e psoriasi. Uno studio pubblicato su “The Lancet” riporta che: “La L-glutammina aiuta i pazienti affetti da disturbi del sistema digestivo, in casi come colon irritabile (un disturbo di tipo infiammatorio), morbo di Crohn, colite ulcerosa, diverticolite e diverticolosi o qualunque altro problema associato alla permeabilità intestinale (come dolore alle articolazioni, rosacea o qualsiasi tipo di risposta autoimmune).”
Un ulteriore studio pubblicato sull’ “Harvard Gazette” spiega come la Glutammina possa aiutare a guarire le ulcere dello stomaco causate dal comunissimo e spesso sottovalutato Helicobacter Pylori.
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